28 lug 2008

Lavorare stanca

Lo dice anche uno dei miei poeti preferiti: lavorare stanca.
Non stanca perché mi annoio, non stanca perché non mi piace, non stanca perché non mi rende felice.
Mi stanca perché lo amo. Da impazzire.

Lo amo come si amerebbe un figlio appena nato, che ha bisogno di cure continue e profonde in ogni momento.
Lo amo come si amerebbe la libertà dopo un lungo periodo di prigionia, perché devi assaporarla tutta: non puoi perderti nulla di quello che ti accade, nemmeno la sofferenza e il dolore del ricordo.
Lo amo come si amerebbe un bicchiere d’acqua fresca nel deserto più torbido, che lo mandi giù tutto d’un fiato, rischiando la congestione, rischiando che scappi ai lati delle labbra. Ingordamente.

Lavorare stanca, ho bisogno di fuggire un po’ dalle parole.
Che se continuo ad amarle così voracemente mi toglieranno lucidità.

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