Vedere le immagini di Gaza in questi giorni è come, ogni volta, una perforazione ai polmoni. Manca l'ossigeno. Anche i pensieri colano sangue. I bambini senza vita, lividi e con gli occhi spalancati. E' un dolore che non riesco nemmeno a scrivere.
E noi qui, comodamente seduti in poltrona ad aggiornare il nostro blog. E che altro possiamo fare?
Guardo mio figlio, com'è fortunato. Lui che non conosce il suono delle sirene e il fischio dei proiettili.
A trentadue anni suonati ancora mi chiedo come sia possibile tutta questa merda.
Altro che fine del mondo.
7 commenti:
cosa aggiungere?
mi unisco con sgomento
e ti fa onore il fatto che tutto ciò ancora ti basisca e ti faccia male... a me non fa più effetto... sono come narcotizzata dalla troppa violenza vista
d'accordissimo. Non so cosa dire e cosa pensare. Quei poveri bambini non hanno fatto niente di male,sono stati solo più sfortunati dei nostri!
Hai davvero ragione Calzino.
Amica mia, esattamente come i bambini israeliani che passano le giornate nei rifugi anzichè andare a scuola o hanno solo 15" secondi per raggiungerlo. Non è questo il posto dove cominciare uno sterile dibattito su chi abbia ragione e chi torto, in guerra il più pulito ha la rogna.
Però tu che hai larghe vedute, girati anche verso dove sventola una bandiera biancazzurra.
Bacio.
Il problema è sentirsi impotenti. E non sapere dare risposte a mio figlio di sedici anni che mi chiede: - Perchè? - Il problema è dovere spiegare la storia a scuola e cercare di continuare a seminare speranza quando pensi che gli uomini siano bestie matte, la gran parte ... Ti abbraccio.
Il mondo non finirà presto e, a proposito, c'è qualcosa che ti racconterò. Prossimamente. Tenere alte le speranze, nel frattempo, nonostante tutto.
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