2 gen 2014

Yes but, we can?

Hey, lì. Mi sentiteeeee? C’è qualcuno che ha avuto il coraggio di cambiare vita?
Non dico salutare tutti con la manina per scappare ad aprire una piadineria part time sull’atollo blu delle Maldive, ma magari, questo si, sbrigliare il cavallo e seguire il sentierino impervio su cui nessuno avrebbe scommesso due centesimi di euro? C’è qualcuno che ha mollato le redini e si è lanciato?
Si può fare? Come si fa a iniziare? Bisogna crederci molto, vero? E le paure? E i problemi? E il futuro? E le incognite? E gli stronzi?

Ho bisogno di capire che sì, si può fare.
Cambiare, svoltare, ballare, chiudere il paracadute e sperare di atterrare su di un fienile.

Oh, perché avere il tarlo dell’insoddisfazione fa crescere il colesterolo e aumentare la tendenza a ringhiare. E io, dio bonino, inizio ad essere stanchina.

11 commenti:

Giovy Malfioriu ha detto...

Cara Calzino, io a giugno ho mollato un lavoro molto sicuro in un posto che adoravo, per il quale c'era la fila fuori dalla porta.
Ho mollato e mi sto inventando un lavoro tutto mio.
Si può fare!!!
Non è una passeggiata ma ne vale un sacco la pena.

Calzino ha detto...

Davvero Giovy?
E - se posso chidertelo - in cosa ti sei lanciata?

Maria D'Asaro ha detto...

Bedda, buon anno! Si, può fare, sì! Ma non te lo posso raccontare sul blog ...

Calzino ha detto...

Mariiiii! ma così mi incuriosisci...

elena petulia ha detto...

Certo che si può fare: l'importante è volerlo davvero. La maggior parte dei docenti del mio corso gestaltico a 40 anni ha cambiato vita.Radicalmente.

Giovy Malfioriu ha detto...

Cara la mia Calzino, ho deciso di diventare "il capo di me stessa" e di fare ciò che più amo: occuparmi di web marketing e scrittura.
Già lo facevo per una web agency ma ho sentito forte il bisogno di mettermi a cercare la mia strada e le mie cose da raccontare.

Ela ha detto...

Caro Calzino, io ho mollato un lavoro che mi uccideva, solo dopo essere stata sicura di averne trovato un'altro. Ma non riesco a liberarmi degli uomini sbagliati...

Anonimo ha detto...

Ti seguo silanziosamente da anni e il tuo blog mi emoziona sempre. Per caso ti ho scoperta saltando da un "blog che seguo" ad un altro e non ho mai smesso di leggerti. Questo argomento mi tocca da vicino molto profondamente, per cui ho deciso di rompere il mio timido silenzio.
Calzino, posso dirti che "yes, you most definitely can!"
Dopo due anni di preparativi e dopo essermi venduta anche le mutande, ho mollato tutto e mi sono trasferita a Vancouver, BC. Sono quasi 3 anni che vivo qui e non ho mai rimpianto la decisione che ho preso, mai un giorno.
Certo la distanza dagli affetti è difficile da gestire a volte, ma avere la sensazione di avere in mano il proprio futuro, essere apprezzati, rispettati e stimati sul lavoro, percepire uno stipendio più adeguato al costo della vita, l'atteggiamento sempre positivo nei confronti degli altri, la natura incontaminata che vive a braccetto con l'avanzamento urbano e tecnologico, servizi che funzionano senza troppi singhiozzi... Il Pacific Northwest è la mia nuova casa e ne sono innamorata profondamente.
YES-YOU-CAN!!!! Con pianificazione accurata, documentandosi tanto tantissimo prima di partire. Quando si emigra non si vogliono sorprese, il rischio di fallimento è molto alto, soprattutto all'inizio.
Ti iniza ad andare stretta l'Italia contemporanea?
Barbara

latteaigomiti ha detto...

non mi sento in grado di dirti niente però che la foto nuova che hai messo è stupenda questo sì, questo me lo sento proprio di dirtelo, anzi questo non posso fare a meno di dirtelo.

Eta ha detto...

Si può fare.
E c'è tanta gente che lo fa.

;)

E non sono solo racconti, sono persone vere!

Da abbracciare.

E anche tu lo sei, diecimila volte, diecimila abbracci.
O duemilaquattordici, se preferisci. ;)

La foto nuova, sì, è bella da matti.

Maria D'Asaro ha detto...

La foto è stupendissima.