ho ancora gli occhi impiastricciati di lacrime e mascara.
Come ogni anno, mentre vado al lavoro, riempio l’abitacolo della macchina con i
Pearl Jam a volume improponibile e apro i finestrini perché la musica ti
raggiunga più veloce. Un anno credo di aver messo anche i Pink Floyd, qualcosa
di The dark side of the moon. E piango piango piango, mi viene la nausea e
rido, canto a squarciagola, forse mi stai guardando e pensi che in fondo non
sono mica tanto normale.
Ne sono successe di cose, in questi otto anni. Otto anni che
sembrano il più delle volte otto minuti, otto secondi, otto frazioni di vuoto di quel giorno in cui è squillato il telefono. Mi guardo allo specchio, mi
guardo indietro, guardo avanti e mi trovo ancora a chiedermi se è vero che non
ci sei più. Ma no dai, ci sei e siamo dentro a un documentario, è un
esperimento.
Ne sono successe così tante di cose, ma io lo so che tu sei
al corrente di tutto. Del paese allo sfascio, di quel coglione di Silvio, della
crisi edilizia, del pub che ha chiuso, la Beth che è sempre sulle montagne
russe e affronta i giri della morte con elmo e corazza, la Sara e Federico che
sono nati, i casini della Chiara, il mio matrimonio, Ale e Stefano, Gir e la
sua casa fantasma, le cene a San Nicola sempre più strane, i terremoti, lo
tsunami, tuo padre e tua madre che io non so dire quanto li amo. Mi ha sposato
proprio tuo papà ed è stato bravissimo.
Poi ci sono quelle volte che incrocio i tuoi fratelli e ci
rivedo le tue movenze e il tuo sorriso, lo sguardo vigile e la postura. Poi ci
sono quelle altre volte che mangio le cotolette e mi trovo a ridere da sola, o
come l’altra sera, che secondo me c’eri anche tu con me e la Beth al cinema a
vedere il documentario PJ20. Oh, Miguel, otto anni sono lunghi e sono niente, oggi
è il tuo compleanno e proprio oggi dovrebbero cadere dei detriti spaziali sul
nord Italia. Ieri quando ho sentito la notizia mi è venuto così tanto da
ridere, ho pensato che non sia un caso… secondo me sei tu che raccatti pezzi
sparsi qua e là e ce li butti giù per salutarci.
Caro Miguel, la tua voce è chiara dentro di me come quella
di chi ascolto tutti i giorni. Hai piantato un semino immortale dentro il
cervello di ognuno di noi e il tuo fiore sarà l’unico a non appassire mai.
Tanti ma tanti tanti tanti auguri, pazzo adorato dei nostri
giorni più belli.
8 commenti:
Urca...
Baci e piccoli sorrisi
Ho un bel doppio nodo alla gola.
l'ho letto dal lavoro, e da lì non potevo commentare
sono rimasta di legno
è una lettera bellissima
è un sentimento bellissimo
ti abbraccio
ogni volta mi sorprendo di quanto tu mi faccia provare
faccio anche io i miei auguri a Miguel
lettera bellissima
ho le lacrime agli occhi, forse perchè mi sono immedesimata davvero tanto... le tue parole mi hanno toccata... capisco ciò che provi. ti abbraccio
È da ieri che parlo di questi pezzi di coso che devono venire giù dallo spazio e di come li volevamo prendere col retino delle farfalle. Ora, però, leggo il tuo post, mi viene la pelle d'oca e mi si bagnano gli occhi. E, decisamente, se Calzino vuole, è tutto per Miguel.
Un bacio, fanciulla d'oro
Leggo e rileggo, e le tue parole consumano le mie. Quelle che non trovo le prendo in prestito dal mio parolaio preferito, quel pazzo col botto del Foscolo: "celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote è negli umani; e spesso per lei si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi".
E celeste sei tu, col tuo cuore che danza sulla tastiera (grazie)
Bedda: mi hai comunicato l'affetto per Miguel, che sorriderà dai pascoli del cielo.
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